L’idea
Scambiarsi idee, proposte e soluzioni su come prendersi cura efficacemente di comunità.
Questa è oggi la sfida principale di quella che intuitivamente identifichiamo come “leadership“. Chi è un/a leader? E’ innanzitutto una persone che sa efficacemente prendersi cura di un gruppo, di una comunità, perché si esprima appieno nei risultati che sa raggiungere insieme.
Ma questa è anche la principale sfida del “governare“. Governare significa assicurare il benessere della comunità, che è una cosa in parte diversa, ma non scollegata, dal benessere individuale.
Non da ultimo, oggi più che mai grazie alle possibilità offerte dal mondo digitale, prendersi cura della comunità è il modo attraverso cui si sostiene l’apprendimento. E’ nelle community che si sviluppano e si scambiano saperi, vecchi e nuovi.
Una “comunità” è un’organizzazione sociale che ha come caratteristica peculiare la libertà dei suoi componenti. Libertà innanzitutto di scegliere se partecipare alla comunità. Libertà che implica autonomia, ma anche pari dignità rispetto agli altri membri, e co-responsabilità.
Partendo da questi presupposti, abbiamo scelto il nome di questo sito. Siamo partiti da “civitas”, che è il termine latino che più si avvicina al concetto di comunità che abbiamo in mente. La civitas è una comunità di cittadini: il/la cittadino/a è innanzitutto libero/a e sente in prima persona la responsabilità di scegliere come far parte della comunità, ma anche delle sorti di quest’ultima.
Per questo, anche in ambito organizzativo si parla di organizational citizenship: è un modo per ricordare l’importanza che ha il fatto che i collaboratori e le collaboratrici si sentano co-responsabili delle sorti dell’organizzazione di cui fanno parte: qualche cosa di più che essere semplici controparti di un contratto di prestazione.
Con il titolo de Civitate, vogliamo sottolineare il desiderio di intavolare un “discorso intorno alla comunità “. Un discorso che contribuisca a rimettere in evidenza l’importanza, la complessità, e, in ultima analisi, l’attualità di prendersi cura di una comunità.
Usiamo il latino per richiamare l’antichità di questa riflessione. Civitas è anche la città, la prima forma di organizzazione politica. Dalla città, dal comune, derivano i fondamentali dell’organizzazione sociale, compreso quello strano sistema che ha preso il nome di “democrazia“.
I governi locali sono sempre stati fucine di sperimentazione e innovazione. Dai villaggi su palafitte alle metropolitane senza conducente; dai sistemi di approvvigionamento idrico di epoca romana, alle interconnessioni digitali.
Non è un caso che uno dei più famosi trattati di politica, Il Principe, sia stato scritto da un “segretario comunale” quale era Niccolò Macchiavelli.
I comuni sono particolarmente interessanti per un fatto, ben espresso da Gian Domenico Romagnosi (“Dell’indole e dei fattori dell’incivilimento“, 1832): è proprio nel comune che viene sanata la frattura fra uomo e cittadino, tra sfera privata e sfera pubblica, in cui un beneficio individuale immediato può essere più agevolmente sacrificato a vantaggio della realizzazione di un interesse condiviso.
La convinzione è che ancora oggi i comuni siano istituzioni privilegiate per riflettere sull’arte del governare, a partire proprio da quei fili che rammendano la faglia tra individuo e cittadino.
La citazione di Romano Guardini sulla Home vuole essere, a questo proposito, una dichiarazione programmatica:
“Nessun paragrafo di costituzione, nessuna alta corte di giustizia, nessuna autorità può essere d’aiuto se l’uomo medio non sente che la res publica, il bene comune di una esistenza umana libera e dignitosa è affidato nelle sue mani”
Romano Guardini, 1952 – Il Potere
Se così è – e siamo convinti che lo sia- come contribuire a “far sentire” la res publica come affidata alle cure di ogni cittadino?
Questa è una sfida affascinante, che vale per i comuni, per tutte le istituzioni politiche, ma anche per le organizzazioni e per i gruppi in formazione.
Questa è la sfida che vogliamo raccogliere, insieme, in questo sito.